Perchè una psicologa accetta di scrivere l'introduzione ad un libro sul Giardino dei Tarocchi?
Che c'entra la Psicologia con i Tarocchi?
Non si direbbe, ma condividono lo stesso oggetto, soggetto e fine: l'evoluzione dell'essere umano, il famoso "trovare se stessi".
Anzi, a ben vedere, si potrebbe affermare che la psicologia, sotto le mentite spoglie di una "scienza razionale", è solo la più recente risposta a questo bisogno archetipico, di cui fin dalla notte dei tempi ci hanno parlato gli antichi saperi. Ed è stato questo anche il mio percorso personale e professionale, in un campo dove il personale e il professionale non si può mai scindere del tutto: dopo tanti anni di formazione istituzionale e canonica, pratica professionale e ricerca personale, ho deciso che era giunto il momento di ascoltare la voce antica che fin da quando ho memoria, mi indicava una direzione "diversa".
All'inizio, dovevo cercare delle giustificazioni ad un atto di tale irriverenza e le trovavo nei filosofi e saggi del passato: mi ripetevo che questi grandi uomini e pensatori non potevano essere stati così ingenui nell'affidarsi agli stessi principi che hanno dato forma al Giardino dei Tarocchi.
Ho così, trovato il coraggio di andare oltre le righe, anzi di leggere tra le righe della scienza che avevo conosciuto e studiato fino a quel momento.
In fondo, malgrado la modernità e la post modernità la domanda per l'essere umano rimane immutata: "chi sono io?"
L'uomo moderno è forse più felice o risponde meglio dell'uomo antico all'invito dell'Oracolo di Delfi?
E' più consapevole?
Conosce se stesso tanto da essere l'artefice e il mezzo proncipale della propria vita?
Che ne fa della sua maggiore libertà e dei mezzi a sua disposizione?
Forse tanta scienza ha dimenticato la coscienza.
E, infine, che c'entra tutto questo coi Tarocchi?
Diversamente dalle credenze diffuse nei giorni nostri, l'oggetto principale dei Tarocchi è il Sè: i Tarocchi non sono un mezzo per predire il futuro, ma, bensì, sono uno dei tanti strumenti che si possono utilizzare per costruirlo in modo consapevole e coraggioso, restituendo a ciascuno la possibilità di essere protagonista della propria esistenza.
Si collocano in un ambito simbolico e hanno lo scopo di agevolare l'evoluzione spirituale del ricercatore, intendendo con spirituale quel dialogo interiore con la parte trascendente, quella voce che, a volte, se ce lo concediamo, possiamo sentire sussurrare al nostro orecchio la direzione da seguire (molto spesso lontana da "ciò che si dovrebbe fare" o dalla ragionevolezza del buon senso comune).
Di fatto, nella definizione originaria, le cosiddette arti divinatorie costituiscono un supporto all'introspezione, che invita la persona a cercare la luce in se stessa, in una visione in cui l'essere umano è l'artefice della propria vita.
Ma cosa vuole questa voce? Quella che gli antichi Greci chiamavano il Daimon?
La nostra realizzazione come ci racconta Arcano XXI- "Il Mondo": un atto di coraggio e accettazione, di ricerca interiore e fiducia in noi stessi per essere ciò che siamo semplicemente e vivere, danzando la vita.
Come portare tanta sapienza nel mio lavoro? Anche se gran parte della terapia psicologica si basa sul rendere "conscio ciò che è incoscio" (Freud - Introduzione alla Psicoanalisi), nella mia attività clinica ho sperimentato che restituire alla vita di ciascuno uno spazio di mistero, un quid incomprensibile alla razionalità, le restituisce quel senso di unicità, quella sensazione che c'è un motivo per cui siamo vivi (e non il motivo per vivere), trasformandola in una missione unica, in una eroica impresa a cui, ogni giorno, siamo chiamati. Liberandola da sentieri già battuti, da mappe preconfezionate scandite da tappe note, in cui ciascuno di noi è già stato ancor prima di arrivarci, la vita diventa un viaggio da scoprire passo dopo passo e l'essere umano da vittima o semplice passeggero, diventa eroe. Recuperando la responsabilità piena ma anche il potere delle scelte e delle sue azioni. Ricompaiono qualità superiori come la speranza e la fiducia di base nell'esistenza, il senso di protagonismo e di accettazione dell'ignoto, la curiosità, l'umiltà, il coraggio e la gratitudine.
In quest'ottica la vita diventa un percorso da gustare e costruire attraverso dubbi e domande, le sensazioni e le emozioni una bussola per orientarci, le paure limiti da superare trasformandole in coraggio e le azioni strumenti complessi per realizzare se stessi.
In poche parole la vita diventa, come ci raccontano molti autori, un'opera d'arte di cui ciascuno è sommo artista e autore. Diventa la nostra creazione che rimanda un'immagine di noi come riflesso nello specchio.
L'uso dei Tarocchi nella mia pratica professionale quotidiana mi aiuta ad integrare alle più diffuse tecniche e metodiche psicologiche e psicoterapeutiche, questa dimensione misteriosa, fruttando le qualità archetipiche e simboliche delle loro immagini. Si tratta di gestalt in cui tutte le parti si presentano simultaneamente e, non essendo immediatamente comprensibili alla razionalità in una modalità priva di logica, costringono la creatività ad espandere la consapevolezza. I loro simboli archetipici stimolano direttamente l'inconscio archetipale e quindi funzionano da stimoli non neutrali, informandoci sulla rappresentazione in quel momento di un determinato archetipo nella persona.
All'atto pratico si prestano ad essere utilizzati con tecniche sia immaginative che proiettive in cui ciascuno arcano, cioè ciascuna immagine, proprio per la loro qualità insondabile, ci stimola a riflettere su noi stessi, o meglio, ad orientarci all'interno di noi stessi, al di là tutte le mappe cognitive, culturali, sociali e familiari. Ci stimolano a cercare la domanda giusta. Perchè il punto centrale non è tanto cercare la risposta, quanto la domanda giusta, quella che attiverà il processo di ricerca e crescita e di cui vivremo, un giorno la risposta.
Reintegrare l'eroica impresa e il mistero significa anche riscoprire il senso del prezzo che paghiamo per vivere. In questa cultura dove dilaga la convinzione che tutto ci sia dovuto, il prezzo della vita e delle scelte che essa comporta si trasforma in sofferenza vissuta come ingiustizia, ponendoci nella dimensione esistenziale della vittima.
Il viaggio che gli Arcani ci raccontano è invece un viaggio irto di ostacoli, sorprese, aiuti inaspettati, incontri e scontri ma proprio per questo entusiasmate. Alcuni Arcani raccontano proprio del prezzo della vita, di ciò dobbiamo avere il coraggio di perdere e lasciare andare, aiutandoci a comprendere che ogni scelta prevede una contropartita.
Sono convinta che riscoprire tutto ciò in psicologia sia un'esperienza più che sana.
L'opera realizzata da Niki De Saint Phalle nel suo Giardino dei Tarocchi a Capalbio cos'è se non tutto ciò? Quello che potrebbe sembrare un atto di follia, è la risposta ad una chiamata interiore alla realizzazione di Sè, che ha permesso di donare all'umanità un'opera unica. L'atto sommo della vita che, come ogni eroica impresa, richiede coraggio, determinazione e, a volte, il sacrificio della vita stessa (se ci pensate la storia è piena di atti del genere).
Caterina Luisa De Caro, esperta di giardini sapienziali, ci accompagna ancora una volta in modo delicato e magistrale all'interno di questa opera onirica. Passeggiando con noi nel Giardino dei Tarocchi, da "guida esperta" ci mostra particolari, racconta storie e condivide saperi, preparandoci e guidandoci nell'esperienza centrale dell'opera: percorre dal vivo il viaggio del Matto raccontato dalle carte, in cui ogni figura ci rimanda un frammento di noi e non è null'altro che il mezzo per incontrare l'unico Maestro realmente in grado di aiutarci:
Noi stessi.
Ora non rimane altro che attraversare la Porta!
Buon Viaggio e Buona Vita
Eleonora Paoletti